Ilcorsaronero, numero 31 (copertina)

Piero Gondolo della Riva, Toro o Juve, Milan o Inter, Verne o Salgari?, in «Ilcorsaronero. Rivista salgariana di letteratura popolare», n. 31 (giugno 2021), pp. 60-61, https://www.premiosalgari.eu/?p=1888

Questo titolo può stupire; esso esprime, in modo sintetico, quanto io abbia intenzione di dire nelle poche righe che seguono. Quando sia Jules Verne che Emilio Salgari erano ancora vivi, e nei decenni che seguirono alle loro morti, sul binomio Verne-Salgari furono consumati litri di inchiostro. Si volle confrontare, a tutti i costi, lo stile dell’uno e dell’altro, e ciò talvolta a favore di Verne e talvolta a favore di Salgari. Occorre innanzitutto notare che Verne (nato nel 1828) conobbe il successo a partire dal 1863 con il suo primo romanzo pubblicato dall’editore Hetzel (Cinq semaines en ballon), mentre il successo di Salgari cominciò negli anni Novanta dell’Ottocento, per poi continuare, in modo straordinario, sino alla sua morte, avvenuta nel 1911.
È quindi certo che il giovane Emilio (come dichiarò egli stesso) avesse letto i romanzi di Verne, probabilmente nelle traduzioni in italiano pubblicate, con enorme successo, dalla Tipografia Editrice Lombarda, da Treves, da Carrara, da Brigola, da Muggiani e dal suo successore Guigoni, talvolta in edizioni costose e riccamente illustrate, talvolta in volumetti di piccolo formato (brossure notevolmente meno care). È comprensibile e giustificato il fatto che lo scrittore veronese si sentisse in qualche modo onorato di essere stato definito “Il Verne italiano”. D’altronde l’interesse per le opere di Jules Verne aveva spinto Salgari, nel 1881, a disegnare a penna un bel ritratto dello scrittore francese (vedi immagine qui riprodotta [in copertina]) insieme con quelli di altri scrittori del genere avventuroso. Tale disegno, che apparteneva agli eredi Salgari, fu esposto, nel 1963, alla Biblioteca Civica di Torino nell’ambito di una mostra di libri e documenti di Salgari che io, quindicenne, ebbi la fortuna di visitare.
Il mio scopo qui non è cercare di precisare fino a che punto Verne abbia potuto influenzare Salgari, né di stabilire quale dei due scrittori sia, in definitiva, il migliore. Due diverse età, due nazionalità diverse, due vite diversissime (una certamente più drammatica dell’altra). Perché, allora, dall’inizio del Novecento in poi, si è voluto sempre mettere in risalto il binomio Verne-Salgari?
Ancora oggi a me, specialista di Jules Verne, viene domandato: «Ma ti piace Salgari?», «Lo hai letto?», «Che cosa ne pensi?». Perché non mi si domanda, piuttosto, «ti piacciono Boussenard e Aimard?», «Fino a che punto essi sono associabili al fenomeno Verne?». Niente, solo Verne-Salgari. La mia opinione è che ciò che ha veramente accomunato i due scrittori sia stato soltanto l’enorme successo commerciale.
Ai ragazzi, per il Capo d’anno (visto che allora i regali si consegnavano il 1º gennaio e non a Natale) alcuni genitori regalavano romanzi di Jules Verne e altri romanzi di Emilio Salgari, essendo i due sicuramente i più famosi autori di racconti definiti “di avventure”. Centinaia di ragazzi preferivano il celebre Jules (nonostante il livello talvolta pessimo delle traduzioni) e altrettanti preferivano il divertente Emilio, che forniva loro una lettura più diretta, più rapida, più coinvolgente rispetto all’intento didascalico (e sovente noioso) dei passi nei quali Verne descriveva il mondo intero con minuzia, fornendo anche elenchi di pesci, di minerali, di piante e così via.
Quindi, alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento, si soleva chiedere ai giovani «preferisci Giulio Verne (ma, poi, sapevamo tutti che si trattasse di un francese?) o Emilio Sálgari?».
Così è nata questa eterna domanda, alla quale seguivano da parte dei genitori, commenti sul valore stilistico ed educativo dei libri dell’uno e dell’altro. Moltissimi articoli di giornale, prevalentemente intorno al 1905 (anno della morte di Verne), al 1928 (anno del centenario della sua nascita), al 1911 (anno della morte di Salgari) e persino nel 2011 (anno del centenario della morte di quest’ultimo), hanno riesumato questo inutile confronto.
Essendomi occupato per tutta la vita di Jules Verne, e non di Emilio Salgari, non per questo dichiaro che il primo valga più del secondo. Si tratta di due scrittori diversi, aventi alle spalle una storia molto diversa. Mi fa molto piacere che esistano associazioni che si occupano dell’uno e dell’altro con serietà e impegno. Mi piacerebbe, però, che si cessasse di ripetere «Verne o Salgari?» frase che suona, a mio
avviso, come «Toro o Juve?», «Milan o Inter?». Un binomio letterario derivato solo dall’enorme successo dei due scrittori, con conseguente enorme vendita dei loro romanzi. È possibile che oggi non si possano studiare, tranquillamente e separatamente, i padri del Capitano Nemo e di Sandokan?

Piero Gondolo della Riva