Jules Verne: tre secoli dopo (seconda parte) di Ariel Pérez Rodríguez
La prima parte di questo articolo è stata pubblicata sul Numero 34 de Ilcorsaronero.
Conoscenza senza sforzo
Verne aveva già pubblicato, con un certo successo, tre romanzi, quando, nella prefazione di Le avventure del capitano Hatteras, Hetzel affermò che lo scopo della serie era «riassumere tutte le conoscenze geografiche, geologiche, fisiche e astronomiche elaborate dalla scienza moderna e rifare, nella sua forma attraente, la storia dell’universo».
Più tardi, in quello stesso testo introduttivo, parla un po’ di più del ruolo assegnato a Verne e di come prevedeva successive puntate con più romanzi dello stesso tipo:
I critici più autorevoli hanno visto nel signor Jules Verne uno scrittore di temperamento eccezionale al quale, per rendergli giustizia, doveva essere accordato, fin dall’inizio, un posto a parte nelle lettere francesi. Questo narratore pieno di fantasia e di fuoco, questo scrittore originale e puro, con una mente vivace e agile, alla pari con i più abili nell’arte di narrare drammi inaspettati che forniscono un interesse così crescente alle sue audaci concezioni, e parallelamente essedo egli profondamente istruito ha creato un nuovo genere. Ciò che spesso viene promesso, e raramente offerto, è l’istruzione che diverte, il divertimento che istruisce, e questo il signor Verne lo prodiga senza risparmio in ogni pagina dei suoi emozionanti racconti. D’altronde, i romanzi del signor Jules Verne sono arrivati nel momento più opportuno. Quando vediamo come il pubblico smanioso di correre alle conferenze che si tengono ovunque in Francia, quando vediamo che, accanto alla critica d’arte e di teatro, si è dovuto far posto nei nostri giornali ai rapporti dell’Accademia delle Scienze, non possiamo che ammettere che l’epoca in cui viviamo ha bisogno di qualcosa di più dell’arte per l’arte, e che è giunto il momento che la scienza abbia un posto nel campo della letteratura. (1)
In termini generali, i Viaggi Straordinari rappresentano un universo squisito carico di pedagogia, esplorazione e scienza, scritto esplicitamente per la gioventù dell’epoca, per ragazzi e ragazze senza distinzione di sesso. Il valore della pedagogia nelle sue opere non si spiega con il fatto che egli segua uno schema o un copione preparato in anticipo, ma con la qualità dell’istruzione deliberata. Verne ha sempre creduto che il ruolo di un romanziere fosse quello di istruire per fornire conoscenza ai suoi lettori, piuttosto che offrire un dramma con personaggi profondi ed elaborati, forse questa è una delle ragioni per cui la sua letteratura non era percepita dai suoi contemporanei come ‘vera’. Questa istruzione è incanalata attraverso l’esposizione pedagogica. Come afferma Arthur B. Evans in un articolo (2) in cui discute la funzione della scienza nella letteratura romanzesca dell’epoca, la conoscenza da trasmettere poteva essere dichiarata in due modi: direttamente o indirettamente. Il primo inserisce il messaggio esplicitamente nel testo senza alcun tentativo di diluirne la natura. Il flusso normale della narrazione si arresta bruscamente, e si comincia a verificare un cambiamento completo quando da questo punto in poi l’autore vuole informare direttamente il suo lettore e renderlo consapevole delle informazioni scientifiche rilevanti sul soggetto in questione. Non c’è alcuno sforzo da parte dello scrittore di incanalare la voce scientifica attraverso i personaggi del racconto. I processi sono semplicemente descritti così come sono. Un esempio di questo è il blocco di 14 pagine di astronomia di base (con grafici) che è intercalato nel capitolo di apertura di Dalla Terra alla Luna. In altri casi i dettagli scientifici sono più strettamente integrati nella struttura narrativa del testo e senza cambiare il soggetto o fermare il flusso della narrazione sono inseriti attraverso brevi supplementi, tra parentesi o utilizzando le note a piè di pagina.
Nel caso dell’esposizione indiretta, la lezione scientifica è più pienamente incorporata nella trama e Verne introduce la conoscenza usando gli stessi protagonisti fittizi. Il didascalismo scientifico è intessuto nel dialogo e assimilato come parte del normale flusso della storia. Spesso prende la forma di un protagonista esperto che insegna al suo apprendista o compagno di viaggio le scoperte e le teorie della scienza moderna, il più delle volte per demistificare un enigma sconcertante che hanno incontrato durante il loro viaggio. Si consideri, per esempio, il caso atipico della neve rossa osservata durante la spedizione di Hatteras al Polo Nord in Le avventure del capitano Hatteras o i dialoghi tra Michel Ardan e Barbicane in Dalla Terra alla Luna sulla fattibilità tecnica di una fornitura continua di aria fresca dentro la capsula spaziale di Barbicane. In questi passaggi, le spiegazioni sono sempre chiare, concise e complete, e strutturate in modo molto logico per una comprensione e assimilazione immediata. D’altra parte, le illustrazioni nei romanzi verniani furono sempre importanti come aiuto visivo all’intenzione didattica esplicita dei Viaggi straordinari. Il gran numero di immagini puramente pedagogiche che hanno ben poco a che vedere con gli eventi narrati nella trama è talvolta sorprendente: le specie di pesci elencate da Conseil in Ventimila leghe sotto i mari, le fasi della luna in Dalla terra alla luna, il pianeta Saturno e le sue lune in Le avventure di Ettore Servadac, vari tipi di mongolfiere e dirigibili in Robur il conquistatore. Erano tutte immagini illustrative ed altamente educative per i lettori francesi della metà del XIX secolo.
Le opere di Verne, che hanno la reputazione storica di essere i primi esempi della fantascienza moderna, sono in realtà più didattiche e meno fantastiche. Lo scrittore francese, con il suo stile narrativo e il suo modo di trasmettere la conoscenza, mirava a fornire ai suoi lettori un accesso diretto all’apprendimento. A tal fine, si è affidato e ha ritenuto necessario elaborare una serie di veicoli straordinari, quelli stessi per i quali è stato ricordato dai posteri, ma che erano certamente teoricamente fattibili al momento della sua scrittura (3). La vera spinta dei testi di Verne non stava in questi futuristici espedienti tecnologici, ma piuttosto nella conoscenza che ne deriva nel permettere ai suoi eroi – e incidentalmente ai suoi lettori – di andare in giro per questo nostro mondo. Proprio come oggi l’informatizzazione delle biblioteche facilita il recupero dell’apprendimento accumulato dall’umanità, il vero scopo della macchina verniana era quello di facilitare la trasmissione pedagogica di quell’apprendimento ricreando, per il lettore, un’emozionante esperienza di prima mano attraverso la scoperta.
Uno stile tutto suo
Tuttavia, questa esperienza viva di viaggi e di imprese, che doveva essere trasmessa ai suoi lettori, non poteva certo essere realizzata se non c’era modo di trasmetterla, di comunicarla in modo che fosse assimilata. Per fare questo, Verne si affidò alle sue doti di narratore, alle sue lunghe descrizioni di situazioni e luoghi, alla sua capacità di trovare temi interessanti per raccontare le sue storie – come la trama de Il giro del mondo in 80 giorni, che fu direttamente ispirata da un racconto di Edgar Allan Poe, uno dei suoi scrittori preferiti. Faceva parte del suo stile letterario, qualcosa che lo distingueva anche quando era vituperato dai suoi contemporanei.
Le infinite enumerazioni di Verne nei suoi testi sono famose. Per citarne solo alcuni: elenchi di provviste e forniture in Un inverno tra i ghiacci, Viaggio al centro della terra, Dalla terra alla luna e Intorno alla luna; di pesci e altra vita acquatica in Le avventure del capitano Hatteras e Ventimila leghe sotto i mari; di lavori domestici eseguiti da donne africane in Un capitano di quindici anni; di giornali in Il mondo sottosopra; di pionieri e martiri dell’aeronautica in Robur il conquistatore; di flora e fauna dell’Africa in Il villaggio aereo; di viaggiatori famosi in Cinque settimane in pallone, e così via. Pedanti agli occhi del lettore ordinario, queste liste sono esempi di stile proprio che sono una parte essenziale dell’esperienza di apprendimento come un importante contrappunto alle aspettative convenzionali. Forse i giovani potrebbero essere interessati a cercare ulteriori informazioni per saperne di più sull’argomento.
«Il grande rammarico della mia vita è stato il fatto di non aver mai avuto un posto nella letteratura francese» (4), disse lo stesso autore in un’intervista. Verne è uno degli autori più conosciuti fuori dalla Francia e uno dei meno conosciuti nel suo paese. Nel corso degli anni, la sua letteratura fu finalmente acclamata e, secondo diversi suoi compatrioti, il suo modo di raccontare e scrivere i suoi romanzi gli avrebbe fatto guadagnare più attenzione da parte dei suoi contemporanei. Si dice che Guillaume Apollinaire, uno dei più importanti poeti francesi del XX secolo, abbia detto della sua opera: «Che stile ha Jules Verne, solo nomi!» (5), mentre uno scrittore britannico, Rudyard Kipling (6), disse: «Date a un bambino inglese metà di Ventimila leghe sotto i mari nella sua lingua madre, e poi presentategli l’altra metà in francese… saprà capire il resto» (7). Infine, Perec (8) va oltre quando dice: «Quando, in Ventimila leghe sotto i mari, Jules Verne elenca in quattro pagine tutti i nomi dei pesci, ho l’impressione di leggere un poema» (9).
I mondi conosciuti e sconosciuti
Cos’è davvero un «viaggio straordinario»? Michel Serres lo definisce così: «È un viaggio ordinario nello spazio (terrestre, aereo, marittimo, cosmico) o nel tempo (passato, presente, futuro), un viaggio da un punto dato a un punto desiderato… in secondo luogo, è un viaggio enciclopedico: l’Odissea è circolare, percorre il ciclo della Sapienza… infine, è un viaggio iniziatico nello stesso senso del viaggio di Ulisse, dell’Esodo del popolo ebraico o dell’itinerario di Dante». Se si esplora attentamente la serie di titoli che compongono il suo ciclo di romanzi, si può vedere che i suoi racconti ci hanno portato in un viaggio nei cinque continenti. Per citarne solo alcuni: America (Robur il conquistatore, Le avventure del capitano Hatteras, Il testamento di uno stravagante, I figli del capitano Grant, Dalla terra alla Luna, Il paese delle pellicce, I naufraghi del Jonathan, ecc. ); Africa (Le avventure di Ettore Servadac, Cinque settimane in pallone, La stella del sud); Oceania (I figli del capitano Grant, Ventimila leghe sotto i mari, La scuola dei Robinson, Due anni di vacanze); Asia (Michele Strogoff, La casa a vapore); Europa (Viaggio al centro della terra, Le Indie nere, I cinquecento milioni della Bégum, Il raggio verde, Mattia Sandorf, Un biglietto della lotteria). Alcuni di essi, come Il giro del mondo in 80 giorni, si svolgono in diversi paesi. Altri, come Ventimila leghe sotto i mari, ci invitano a esplorare mondi sottomarini.
Uno dei grandi miti creati intorno alla figura dello scrittore francese è quello di Verne che scrive dalla comodità della sua casa, viaggiando semplicemente con la sua immaginazione. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità, dato che Verne ha viaggiato, e molto. Comprò tre imbarcazioni da diporto che lo portarono in diverse parti d’Europa, in Africa e anche in Nord America (dove ebbe la fortuna di vedere le cascate del Niagara) a bordo del Great Eastern. L’esperienza acquisita in questi viaggi ha fornito lo sfondo per molti dei suoi romanzi e in alcuni casi è servita come trama principale.
L’obiettivo di Verne era quello di descriverci la Terra e per questo fece certamente uso delle riviste dell’epoca e la sua familiarità con gli argomenti scientifici e le loro applicazioni pratiche, durante la quale prese molti appunti, è dovuta alla sua regolare lettura di pubblicazioni come Revue bleue, Revue rose, Revue des deux mondes, Cosmos, La nature di Tissandier e L’astronomie di Flammarion, così come i bollettini delle società scientifiche, specialmente quelli della Società Geografica, poiché la Geografia era la sua grande passione. In una delle sue interviste, Verne dice al suo interlocutore:
«La mia biblioteca personale contiene tutte le opere di Elisée Reclus – per il quale ho una grande ammirazione – e tutte quelle di Arago. Ho letto e riletto, perché sono un lettore molto attento, la nota raccolta Le tour du monde, una serie di racconti di viaggio. Ho migliaia di note aggiornate su diversi soggetti, e al momento ho ventimila note che possono essere invertite nel mio lavoro, perché non sono state utilizzate fino ad oggi. Alcune di queste note sono state prese durante le conversazioni. Mi piace sentire la gente parlare, a condizione che parli di argomenti che conosce. Ho avuto la fortuna di venire al mondo in un momento in cui ci sono dizionari di tutti i tipi. Tutto quello che devo fare è cercare nel dizionario l’argomento su cui ho bisogno di informazioni, ed eccolo lì. Naturalmente, con le mie letture, ho anche raccolto molte informazioni e, come vi ho detto prima, molte idee girano sempre nella mia testa. Così, un giorno, in un caffè di Parigi, ho letto un articolo su Le Siècle, che affermava che un uomo poteva fare il giro del mondo in soli ottanta giorni. Immediatamente la mia mente ha balenato con la possibilità che a causa della differenza di orario, il viaggiatore potrebbe essere un giorno avanti o un giorno indietro nel suo viaggio. Avevo trovato una trama per una storia. Ho scritto la storia solo molto più tardi. Porto sempre varie idee nella mia testa per anni – dieci o quindici a volte – finché non prendono finalmente forma. Il mio obiettivo è stato quello di dare un’immagine della Terra e non solo della Terra, ma dell’Universo. Ricordate che, in alcune occasioni, ho portato i miei lettori oltre la Terra. Allo stesso tempo ho cercato di mantenere la bellezza nello stile….» (10).
Ed è proprio questo desiderio di descrivere l’universo nel modo più piacevole possibile che raggiunge quella vicinanza, quella sensazione di possesso e coinvolgimento personale che fa sì che un lettore greco si identifichi con i passaggi descritti in L’arcipelago in fiamme, un quebecchese con la storia raccontata in Famiglia senza nome, un americano nel trattato sulla geografia pratica degli Stati Uniti che costituisce Il testamento di uno stravagante, o un venezuelano nei dettagli della giungla amazzonica raffigurata in Il superbo Orinoco. Verne non solo dipinge il mondo circostante in modo tale che il lettore locale senta riflessi i costumi della sua patria, ma coinvolge anche coloro che, a migliaia di chilometri di distanza, entrano in empatia con i personaggi e assistono senza sforzo, senza alcun obbligo, a lezioni ben tenute di geografia fisica e politica. È proprio in questa qualità di attirare l’interesse dei nostri paesi, indipendentemente da dove si trovino sul pianeta, che risiede l’universalità delle opere dello scrittore gallico. Infine, credo che siamo ora in grado di avere una risposta coerente alla domanda del perché Verne rimanga vivo nel gusto popolare tre secoli e diverse generazioni dopo. Mi azzardo a dare una risposta concisa in poche parole. Proprio per questa capacità di farci sognare attraverso la sua letteratura ben scritta, il suo stile diretto e descrittivo; per la qualità di trasmetterci quella forte illusione di libertà limitata solo dalla natura e dalla morale, con orizzonti sempre più estesi dalla ragione e dalla scienza, attraverso i suoi eroi umani che si affidano alla tecnologia per raggiungere luoghi remoti -dove talvolta nessuno era andato prima-, e realizzare le imprese più memorabili; per quell’esposizione pedagogica che permette al lettore di assorbire le conoscenze più profonde in modo didattico e facilmente assimilabile. Verne ha portato le generazioni in un viaggio per più di centocinquant’anni, e Roussel aveva già anticipato che «è di gran lunga il più grande genio letterario di tutti i secoli. Rimarrà quando tutti gli altri autori del nostro tempo saranno stati dimenticati» (11).
(1) Avertissement de l’éditeur, in Voyages et aventures du capitaine Hatteras. París. Hetzel. 1866, pp. 1-2.
(2) Evans, “Arthur B. Functions of Science in French Fiction”. In Studies in the literary imagination, XXII:1, 1989, pp. 79-100.
(3) In questo senso, e anche se c’è di più, vale la pena ricordare a questo punto che molte delle famose «invenzioni» e «macchine» verniane esistevano già o avevano un prototipo creato all’epoca. Un esempio classico è il Nautilus. Verso la fine del XVIII secolo, Robert Fulton, un inventore americano, presentò al Direttorio di Parigi il prototipo di un sottomarino con lo stesso nome di quello del romanzo di Verne. La prova di questo apparecchio fu effettuata con successo in Francia tra il 1800 e il 1801, quando Fulton e tre meccanici scesero fino a una profondità di 25 piedi. Bisogna chiarire che la storia del sottomarino risale a molti anni prima di questa presentazione, quando nel 1620 fu costruito il primo prototipo come base per quelli futuri, essendo questa invenzione opera di Cornelis Drebbel, che aveva progettato un veicolo sommergibile di legno rivestito di pelle. Poteva trasportare 12 rematori e un totale di 20 uomini – una bella impresa per l’epoca! Il dispositivo poteva immergersi ad una profondità di 20 piedi e aveva una portata di 10 chilometri.
(4) Sherard, R. H. “Jules Verne en casa. Su propia narración de su vida y obra”. In Ariel Pérez Rodríguez, Viaje al centro del Verne desconocido. L’Havana. Editorial Gente Nueva. 2009. pp. 62-69.
(5) La citazione è stata menzionata in diversi libri anche se non c’è alcun riferimento diretto ad essa, né si sa in quale contesto è stata espressa.
(6) Joseph Rudyard Kipling (1865-1936) è stato uno scrittore e poeta britannico di origine indiana. Autore di racconti, storie per bambini, romanzi e poesie. È ricordato per le sue storie e poesie sui soldati britannici in India e la difesa dell’imperialismo occidentale, così come per i suoi racconti per bambini. La sua opera più popolare fu la raccolta di racconti Il libro della giungla.
(7) Kipling, Rudyard. Souvenirs of France. Capitolo I. New York. 1933.
(8) Georges Perec (1936-1982) è stato uno dei più importanti scrittori della letteratura francese del XX secolo. Le sue opere scritte comprendono romanzi, opere teatrali, poesie, saggi, opere varie, sceneggiature, raccolte di articoli, libri illustrati in collaborazione con pittori, giochi verbali e linguistici.
(9) Perec, Georges. “J’ai fait imploser le roman”. In Galerie des Arts, 184 (1978), p. 73.
(10) Sherard, R. H. “Jules Verne en casa. Su propia narración de su vida y obra”. In Ariel Pérez Rodríguez, Viaje al centro del Verne desconocido. L’Havana. Editorial Gente Nueva. 2009. pp. 62-63.
(11) Lettera di Raymond Roussel a Eugène Leiris. Arts et Lettres No. 15.