Anche Ernesto Ferrero ci ha lasciato. Sempre cortese, gentile, interessato. Ci mancherà. In vari modi contribuì a far conoscere e rispettare Emilio Salgari, se vi sembra poco. Ricordo che, in occasione del centenario della morte della morte dello scritto, pubblicò il suo einaudiano Disegnare il vento così, presumo, da lui presentato: “Un romanzo che esplora il amrgine tra realtà quotidiana e immaginazione, tra vita e scrittura, tra quello che siamo e quello che vorremmo essere. Le molte vite di Emilio Salgari diventano lo specchio di un’epoca che cerca se stessa sognando l’altrove”. Sonia Salgari lo contattò nel giugno 2010 per invitarlo a un’iniziativa del Premio “Emilio Salgari” di Letteratura Avventurosa e gli inviò una “bottiglia” dell’azienda vinicola della sua famiglia. Ringraziò nel suo delizioso stile: “Grazie della bellissima bottiglia, che teniamo in bella evidenza in cucina come un totem e non avremo mai il coraggio di aprire. Mi fa piacere che il nome di Salgari continui a circolare sub specie vinosa. Certo le colline del Negrar non sono meno incantevoli dei paesaggi tropicali cari al Nostro. Io ci sto dando dentro con il romanzo salgariano che devo scrivere e chissà che non si riesca un giorno a festeggiare dalle vostre parti. Intanto grazie ancora e molti cordiali saluti”.
L’anno successivo gli feci pervenire in anteprima La macchina dei sogni, biografia salgariana scritta con Giuseppe Bonomi e pubblicata dalla BUR Rizzoli. Subito dopo mi inviò una lunga e-mail: “Caro Gallo, mi farà molto piacere leggerla, e immagino che ne scriverò e parlerò. Ho scoperto proprio ieri che i nostri de libri hanno la stessa copertina. Può succedere e ogni tanto succede. D’altra parte, il vascello è bellissimo, quasi ineludibile. Vorrà dire che parleranno di questa singolarità, e sarà un elemento promozionale aggiunto. Stavo per contattarla io perché vorrei presentare il Suo libro al prossimo Salone del libro, dove festeggeremo Salgari in due tornate: pensavo per l’esattezza al pomeriggio di sabato 14 maggio. Verrò volentieri a Verona (dove abbiamo anche un cugino nella persona del prof. Enrico Peruzzi, storico della filosofia del ‘500) e in Valpolicella. Le chiederi soltanto di organizzare il tutto dopo il 16 maggio, quando cioè il Salone sarà finalmente finito, sempre che riesca a sopravvivere alle fatiche immani di queste ultime settimane. E già che cisono: il Salone sarà accompagnato da una mostra dedicata a 150 anni di libri. Comprenderà anche 15 grandi personaggi, tra cui il nostro capitano, cui saranno dedicati altrettanti pannelli espositivi. Vorrei chiederLe se ha sottomano dei materiali (volumi originali, autografi, disegni, ma anche fotografie, documenti, ecc.) che riprodotti in alta definizione (a nostra cura, ovviamente) concorrerebbero ad arricchire sensibilmente il tutto. […] Un cordiale saluto. Ernesto Ferrero”.
Alla fine arrivò a Verona il 25 novembre 2011 e trascorremmo due simpatiche mezze giornate in cui apprezzai stile e umanità di Ernesto. Incontrò prima gli studenti del Liceo Scientifico “Angelo Messedaglia” guidati dalla bravissima Claudia Mizzotti; nel pomeriggio nel teatro della Cantina Valpolicella di Negrar dialogò con Luca Crovi e gli fu attribuito il Premio “Ilcorsaronero” assegnato dalla nostra rivista. Restammo però in contatto via e-mail. Mi piace ricordare che scrisse una singola testimonianza per la nostra rivista, Il cavalier Salgari, mio condomino. Sì, come precisò, viveva nella casa rosa che sta nel cortile del caseggiato di corso Casala 205, a Torino, parte del condominio in cui Salgari trascorse gli ultimi anni del sua vita. Lo riproporremo nel prossimo numero della rivista. Un maestro di vita che non dimenticherò. [c.g.]